ASSASSINIO SUL NILO RECENSIONE

ASSASSINIO SUL NILO (2022)
 


Kennet Branagh porta in sala il secondo capitolo dedicato ai casi del suo Poirot; dopo “Assassinio sull’Orient Express”, è il turno di “Assassinio sul Nilo”, basato sul romanzo di Agatha Christie “Poirot sul Nilo”, in cui il detective belga è alle prese con un caso complicato su un battello turistico che percorre il fiume africano. 

Parto col dire che secondo me questo film è migliore del predecessore, nonostante io adori la trama dell’Orient Express, ma tra i due adattamenti preferisco il più recente, perchè mi ha sorpreso sotto molti punti di vista. 
Partiamo dal cast, a dir poco eccezionale per un film su cui non c’era un grande hype generale e che rischiava di passare un pò in ombra, anche se sono stati molto furbi a farlo uscire adesso, periodo in cui non c’è molto altro in sala (anche se tra poco escono Uncharted e The Batman). Tralasciando il protagonista interpretato dal regista stesso, troviamo Gal Gadot, che nonostante non mi faccia impazzire il suo modo di recitare qua ha fatto il suo; Emma Mackey, che finalmente ottiene un ruolo più importante e da grande schermo, facendo un passo avanti rispetto alla serie “Sex Education”. Armie Hammer che ci mette il suo e giganteggia nella prima parte di film, quando il suo personaggio Simon Doyle ha più spazio; e infine Letitia Wright, con un personaggio che a primo impatto sembra non più di una pedina ma che in realtà si rivela estremamente interessante. A differenza del precedente, che ha anch’esso un ottimo cast, a cui però viene dedicato poco spazio come a gente del calibro di Daisy Ridley e Willem Dafoe, il film gestisce bene gli attori dando il giusto screentime e la giusta importanza ai loro personaggi.
Ma il cast passa in secondo piano se vengono messi in evidenza i due migliori pregi del film: partiamo dal lato tecnico comprendente regia e scenografia; davvero ottimo, con riprese interessanti come quelle attraverso i vetri del salone oppure scelte registiche geniali, come far risaltare il rosso mettendo il resto in bianco e nero quando Poirot spiega un’importante dettaglio sul sangue. La fotografia sul Nilo è coinvolgente e predominata da colori caldi che fanno respirare la giusta atmosfera. 
L’altro grande pregio è come Branagh sia riuscito a cambiare i personaggi rimanendo comunque fedelissimo alla trama, non una passeggiata visto che si tratta di Agatha Christie; il regista ha letteralmente stravolto i passeggeri della crociera (apparte Poirot e i protagonisti), ognuno con caratteristiche e azioni per lo sviluppo della trama diverse rispetto a quelli del libro, ma che funzionano lo stesso; è come cucinare un dolce con degli ingredienti completamente diversi, ma ottenere lo stesso identico sapore che avrebbe avuto con gli ingredienti classici.  
Per quanto riguarda i personaggi, Poirot è sempre il solito cinico, distaccato e preciso detective; ma a differenza di altri film qua ci viene spiegato cosa lo ha portato ad essere così. Vengono infatti raccontati dei dettagli importanti sul suo passato che ci fanno scoprire che Poirot ha un grande peso dentro di sé, che lo ha spinto a costruirsi una corazza, impedendogli di legarsi a qualcuno dopo aver sofferto talmente tanto per amore che si è chiuso in se stesso nel suo lavoro per non pensarci. è proprio questo il filo conduttore di “Assassinio sul Nilo”, perchè la sofferenza per amore è il tema che muove tutta la trama. Lo rappresenta perfettamente Emma Mackey che interpreta Jackie de Bellefort, l’amante ferita e tradita dal suo fidanzato Simon e dalla sua migliore amica Linette.
Tuttavia, questo film ha un grosso difetto che mi ha fatto molto storcere il naso, perchè il vero e proprio assassinio avviene solo dopo quasi un’ora di film, passa troppo tempo e lo spettatore tende a perdere l’attenzione visto che il ritmo della prima parte è molto lento; è così anche nel romanzo, ma i tempi di narrazione in una trasposizione devono essere per forza più veloci, perchè la storia va accorciata. Nella prima parte del film non solo non avviene ancora il delitto, ma alcune scene mostrate sono inutili e con un ritmo fin troppo lento. 
Il film funziona bene per chi conosce già la storia, ma per coloro che non hanno o letto il libro o visto la versione del 1978, alcuni dettagli sfuggono e non vengono colti, perché il regista non li ha resi molto chiari; l’esempio più lampante è un certo “segnale” che ad un certo punto uno dei personaggi lancia ad un altro, si capisce se già lo si sa ma chi è ignaro dei fatti della storia farà fatica a capire; in questo caso Kenneth Branagh poteva trovare una soluzione. 

Per concludere, consiglio di vedere “Assassinio sul Nilo” perchè è una buona trasposizione, che è fedele ma allo stesso tempo aggiunge nuovi elementi davvero interessanti, se siete fan di Agatha Christie non rimmarrete per niente delusi. Visto che questo è già il secondo adattamento con il Poirot di Branagh, che sembra un appassionato dell’universo narrativo del detective belga, sorge spontaneo domandarsi quale sarà il futuro di questo franchise; non mi dispiacerebbe vedere al cinema “Il Natale di Poirot” o ancora meglio “L’assassinio di Roger Ackroyd”, visto che sono storie leggermente meno popolari; e soprattutto, a differenza dei due citati prima non hanno trasposizioni per il cinema, quindi la storia è conosciuta solo da chi ha letto i libri, ciò aumenterebbe il fattore sorpresa, che fa apprezzare un film sempre di più.
 
Voto: 8

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